Infiammazione da cibo

Come affrontare l’infiammazione intestinale e le “intolleranze alimentari”

 

NOI SIAMO CIO’ CHE …ASSIMILIAMO!

Il cibo che introduciamo nel nostro organismo è sicuramente molto importante, ma non è scontato che tutti i nutrienti che ingeriamo vengano assimilati correttamente.


NON SIAMO MAI SOLI!

Il nostro intestino ospita trilioni di microrganismi (1.5-2 kg di microrganismi, che corrispondono ad un numero 10 volte superiore alle cellule del nostro corpo!) che compongono il miocrobiota intestinale integrato con lo stato di salute ottimale. Questo infatti agisce come barriera contro gli agenti patogeni, regolando l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di energia e lo sviluppo del sistema immunitario.

Il cibo ingerito e correttamente masticato, va incontro ad una prima fase di digestione enzimatica in bocca (amilasi) e nello stomaco (proteasi). Successivamente passa al sistema gastro-enterico lungo oltre quattro metri.

Nell’intestino tenue avviene l’assimilazione e quindi la digestione. I carboidrati si trasformano in glucosio, le proteine in amminoacidi, i lipidi in acidi grassi. Queste molecole attive interagiscono con l’organismo e diventano responsabili del nostro benessere, passando dall’intestino al sangue attraverso i villi intestinali.

Queste strutture d’accesso sono molto delicate e possono essere influenzate nel loro buon funzionamento da diversi fattori, fra cui:

Mangiare con voracità vuol dire far pervenire nello stomaco cibo delle dimensioni troppo grandi, obbligandolo a contrazioni continue, forti e prolungate per ridurlo a pochi millimetri, condizione essenziale per i successivi tratti. Tutte queste contrazioni possono favorire l’infiammazione dello stomaco (gastrite) e l’appetito (non consentendo di percepire appieno il senso di sazietà).

L’intestino tenue è esposto a vari e continui insulti conseguenti a un alimentazione scorretta: eccesso di acidi grassi saturi, di omega-6, di additivi chimici, di amido, di caseina, di lattosio, di acidi grassi idrogenati (trans) e carenza di fibra alimentare.

Il cibo che ingeriamo condiziona il microbiota intestinale: una dieta ricca di vegetali favorisce lo sviluppo di una popolazione microbica (lieviti, muffe, batteri) diversa come qualità e quantità da una dieta ricca in proteine e grassi animali.infiammazione intestinale

Il microbiota mangia ciò che abbiamo digerito e assorbito e ci fornisce i prodotti di scarto che possono essere salutari o dannosi, rischiando di compromettere la qualità della nostra salute.

Come le molecole alimentari del cibo ingerito, così anche quelle prodotte dai batteri entrano nel sangue arrivando a tutti gli organi, favorendo l’infiammazione e diventando potenziali cause di disturbi, patologie, tumori del tratto gastroenterico.

  • sintomi generali: stanchezza, ritenzione idrica, borse oculari, sonnolenza postprandiale, alitosi, aumento della sudorazione;
  • sistema nervoso: cefalea, ansia, depressione, irritabilità, scarsa memoria, difficoltà di concentrazione, vertigini;
  • apparato respiratorio: difficoltà di respirazione, asma, tosse, rinite allergica, sinusite, faringite, bronchite;
  • apparato cardiocircolatorio: alterazioni della pressione arteriosa, palpitazioni, extrasistoli;
  • apparato gastro-enterico: gastrite, gonfiore, senso di nausea, dolori e crampi addominali, disturbi dell’alvo (diarrea, stitichezza), aerofagia, sindrome del colon irritabile;
  • apparato urogenitale: cistiti, vaginiti, candidosi, sindrome premestruale;
  • apparato muscolo-scheletrico: crampi, tremori muscolari, debolezza muscolare, dolori articolari, infiammazioni muscolo-tendinee, artrite;
  • epidermide: prurito locale e generalizzato, acne, eczema, dermatiti, psoriasi.


MICROBIOTA E SOVRAPPESO

Le alterazioni del microbiota possono inoltre essere correlate all’incremento di peso: molecole non digeribili (alcuni tipi di polisaccaridi) vengono scisse dalla flora microbica in molecole più semplici (monosaccaridi) facilmente assorbibili. Questo influenza la glicemia e l’insulina, valori direttamente correlati al possibile incremento di peso.

Le persone obese, infatti hanno una diversa composizione quali-quantitativa di batteri intestinali rispetto agli  individui magri.

 

In presenza di infiammazione intestinale adotto un protocollo alimentare di recupero della tolleranza e della capacità selettiva della barriera intestinale, riducendo l’infiammazione ed evitando pericolose carenze nutrizionali.